Pensieri degli anni difficili
Timidamente alzò il braccio, accennando ad un breve e malinconico saluto.
Dall’alto dello scoglio riusciva ad intravedere la profondità del mare verde cristallo. Un’onda dopo l’altra. Infrangendosi, componevano una musica fatta di note dolci e dense di significato, senza le parole. Ancora una volta la comunicazione che preferiva era, sempre più, lontana dalla realtà e dal mondo.
Un passo indietro. I giorni velocemente scorrevano al contrario nell’immagine della sua mente: quelli che erano sembrati i più faticosi, in quel momento, apparivano tenui, delicati nel rapido susseguirsi delle ore, senza alcuna difficoltà; i più leggeri ricchi di freschezza e pieni di armonie.
Un momento di tristezza rivolto al passato, un sorriso morbido al futuro.
Come sempre i due aspetti di ogni cosa nella vita.
Rientrò avvolto da un’ombra da cui non riusciva a scrollarsi, pensando che il contatto con gli oggetti a lui familiari, potessero lenire quella punta di dolore che lentamente si insinuava fra le pieghe della sua anima.
Una casa su di una scogliera. Aveva sempre desiderato sovrastare la maestosità del mare fra le sicurezze delle cose che più gli appartenevano. Fuggire i rumori delle strade trafficate e godere solo del richiamo dell’acqua e del vento sulle gocce.
Un riflesso fra le dita.
Provò a spostare l’attenzione. Camminando piano nell’ambiente soleggiato dalla luce incantata del tramonto, fra le mani i libri riaprirono in lui una speranza. Pagine visitate più volte o solo una, alcune accarezzate velocemente, altre annusate per sentire anche con il senso del profumo. Fra le righe un appunto, uno scarabocchio a ricordare.
Che strano! Pensò, tanto amati e presto dimenticati. Ma non così per tutti, solo quelli nati per fornire le parole, quelli che restano in superficie.
Il volo agitato di un gabbiano lo distolse dal pensiero delle pagine e lo riportò immediatamente nella malinconia del tempo andato. Quando era l’aria nel celeste del cielo a fare da cornice ai giorni della sua vita e non l’energia e la forza del mare.
Un riflesso, un richiamo.
Piano piano la luce intensa e dolce che chiudeva il giorno lasciava il passo al chiarore della notte e..., ai suoi pensieri. I più intimi, quelli che mai avrebbe lasciato anche solo per un istante.
Una lacrima su di un sorriso, un momento di abbandono e quasi quasi la sua voce toccò l’aria. Nessuna resistenza finalmente e, anche se all’inizio il dolore si imponeva con violenza, dopo, un sonno leggero lo accompagnò in pace.
Un rintocco alla porta nel cuore del silenzio. Si alzò di soprassalto lasciando alle sue spalle la magia del sogno che lo stava cullando e, barcollando lievemente, si avviò verso l’uscio. Il richiamo del mare forte incuteva un inutile timore, un passo ed un respiro.
Le voci dal di dentro aprirono un varco nella sua anima. Quasi un suggerimento, una mano in quel momento difficile da trattenere, ma talmente importante. In quel breve tratto che lo separava dall’esterno, ripercorse velocemente tutta la vita fin da quando le sue mani incontrarono per la prima volta il calore dell’affetto. Una vertigine lo proiettò fra il profumo dei primi giochi, gli schiamazzi della strada, gli sguardi sconosciuti.
Fra la dolcezza della conoscenza dell’amore e l’amarezza della perdita, si ritrovò improvvisamente all’ingresso di una nuova dimensione. Spine di dolore lo trafiggevano da ogni parte, trascinandolo in un vortice di sensazioni frammiste: momenti di estrema debolezza ad altri di innata forza e di respiro.
Un riflesso in un alito di vento.
Aprì delicatamente la porta e socchiudendo gli occhi respirò tutta l’aria.
Uno sguardo verso il basso. Il riflesso della luna tremolante sul movimento dell’acqua. Un brivido lungo il corpo.
Il calore della presenza.
Fernanda