Pensieri
degli anni difficili
La
linearità del ragionamento è fortezza e solidità.
Eppure
…
Qui,
eccomi di nuovo qui in un ambiente familiare, molto, vissuto per
tanto tempo, una fetta importantissima della mia vita che non voglio
in alcun modo dimenticare. Ma nemmeno potrei anche se volessi.
Il
sole è sempre lì ad accarezzare tiepidamente ogni ramo
infreddolito. Tutto appare ancora più bello, ma mi fermo
all’improvviso a cercare di capire il perché, qual è
la motivazione che mi intenerisce al pensiero dell’andato anche
se, ormai impossibile, è rivivere.
…
L’inconsapevole,
direbbe una delle mie più care amiche.
Dopo
tanto cammino, lento, a passi impercettibili, mi trovo sulla linea di
bordo. E mi fermo.
Il
dono della vita.
Un
anno difficile, doloroso. Il fruscio dell’aria attraversata
dalla morte, il terrore inaspettato dell’incomprensione fra i
popoli, l’agghiacciante sonno innocente eterno sulla ghiaia
accarezzata dalle acque, nell’alba tersa di un giorno che non
si dimentica più.
Il
dono della vita?
Aria
frizzante, prime notizie, ripresa e fiducia.
Tutto
insieme in questo grigio mattino, silenzioso a preannunciare.
Vorrei
poter recuperare le cose che ho perduto, in questo momento in cui il
giro mi obbliga a toccare quello che mi è passato accanto per
un tempo definito e poi è andato.
Che
stupido l’essere umano, a perdersi nelle cose più
importanti, a perdere le cose di valore.
Rifletto,
ascoltando parole che ho sempre sfuggito e cerco di comprenderle fino
in fondo.
“Preparo”
uno stato d’animo, poche sono le scelte, necessariamente va
condito di frasi inutili che mai vorresti pronunciare.
La
serenità. La serenità magari accompagnata dalla pace,
quasi come una preghiera da recitare a voce bassa tutti insieme.
Provo
ad abbassarmi per potere guardare meglio verso l’alto,
escludendo come posso il fastidio del rumore della strada,
dell’asfalto e, proiettando più che posso con lo
sguardo, provo ad ascoltare il battito del mio cuore. Già, del
mio cuore.
Un
simbolico addobbo mi riporta alla realtà delle cose, della
vita di quest’oggi. Nulla di personale, il riferimento è
alla notizia del momento, alla disperazione della povertà, al
terrore del dolore. E il giorno, anche questo, si chiude in se
stesso.
E
passa.
Questa
sera torno presto e senza dare vita alle note, solo luci, mi rituffo
nel piacere delle parole d’amore vere e sincere. Non mi importa
cosa rimane dentro dopo. Dall’amore non può restare del
dolore.
L’indifferenza.
Vogliamo un momento tutti quanti dedicare questo anno che si appresta
alla solidarietà, al rispetto fra la gente, nei popoli, al
desiderio di giustizia per qualunque cosa dal profondo di noi stessi
arriva carica di incomprensione e prepotenza?
E
mi chiedo se sarà un buon Natale! Lo chiedo a me stessa a voce
alta, guardandomi allo specchio della mia anima, dove le paure si
mostrano indisturbate a provocare. Una qualsiasi reazione.
Un
buon Natale. A voi tutti che vi ponete le domande e non trovate
spiegazioni ai soprusi e alle offese.
Credo
fermamente nell’indulgenza contrapposta alla durezza, nel
perdono e tolleranza, ideale naturale evoluzione delle ostilità
e dell’egoismo.
Un
buon Natale
Fernanda
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