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Neuroscienze – Epigenetica
P.N.E.I.
Psicodinamica
Il
meccanismo della risonanza emotiva che determina il coinvolgimento (e
il relativo condizionamento) nei confronti degli stati d’animo
altrui, trae origine dai cosiddetti neuroni
specchio,
scoperti da un gruppo di neurofisiologi di Parma, guidati dal
prof. Giacomo
Rizzolatti. Tali
cellule celebrali presentano la particolare proprietà di
attivarsi non solo quando si esegue una determinata azione ma anche
quando si osserva la stessa azione eseguita da un altro o,
addirittura, nell’ascoltare un suono che la evoca (per esempio
il rumore di una carta stropicciata che fa pensare
all’appallottolamento di un foglio).
È
stata, identificata nel ratto la regione del cervello, la corteccia
cingolata anteriore, i cui neuroni si attivano quando si sperimenta
dolore proprio o quando si assiste al dolore altrui.
Si
aggiungono quindi questi neuroni specchio delle emozioni ai, già
individuati anni fa, neuroni specchio dei movimenti e a quelli che
aiutano a prevedere le azioni degli altri. I neuroni specchio delle
emozioni potrebbero essere presenti anche nell’uomo. Lo studio
è stato di recente pubblicato su una rivista importante,
(Maria Carrillo, Yinging Han, Filippo Migliorati, Ming Liu, Valeria
Gazzola, Christian Keysers.
Emotional
Mirror Neurons in the Rat’s Anterior Cingulate Cortex
Current
Biology.
April
11,2019) e potrebbe essere di grande aiuto per la comprensione del
meccanismo della mancata empatia in alcune malattie psichiatriche.
Tale
fenomeno è innescato da un "contagio emotivo"
conseguente ad un "effetto diapason" energetico che rende
possibile l’innesco di vibrazioni molecolari del DNA di neuroni
e nevroglia delle zone cerebrali coinvolte nell’ideazione e
nelle processazioni di pensiero. Ciò è talmente
efficace da determinare risposte comportamentali anche quando non si
comprendono i motivi del messaggio esterno.
Per
esempio, un neonato che inizia a piangere sentendone piangere un
altro, non è in grado di capire il perché del disagio.
I
meccanismi neuro - nevrogliali dei processi empatici, si basa su una
serie di meccanismi di "risonanza" interna che permettono
di simulare - cioè di ripetere mentalmente - gli aspetti
emozionali, percettivi e motori delle esperienze delle persone che
osserviamo. In sostanza, attraverso questi processi simulativi
saremmo in grado di "metterci nei panni degli altri",
comprendendone gli stati mentali.
In
teoria i sistemi neurali con proprietà specchio sono ideali
per attivare l’immaginazione nella capacità di
rappresentarsi le emozioni degli altri. Questo tipo di abilità
consente di dedurre senza dovere, per forza, sperimentare
direttamente, e potrebbe avere una funzione adattativa in una
circostanze come quelle che riguardano il dolore e la sofferenza in
genere.
Il
dolore è la spiacevole esperienza sensoriale ed emotiva
associata a un danno biologico e psicologico potenziale o reale e
riveste un chiaro significato adattativo. La percezione di uno
stimolo doloroso, infatti, ci consente di minimizzare il danno
immediato producendo riflessi di allerta verso elementi
potenzialmente dannosi, mettendoci in condizione di apprendere,
ricordare e anticipare il pericolo.
Nell’esperienza
"nocicettiva" (dolorifica) è possibile distinguere
una dimensione sensoriale - discriminativa ( che riguarda per esempio
la valutazione della sede, della durata e dell’intensità
della sensazione dolorosa) e una psico - emotiva ( riguardante la
spiacevolezza, il fastidio, il turbamento indotto dalla sensazione
provata). La rappresentazione del dolore nel sistema nervoso si basa
su una molteplicità di strutture cerebrali che, nel complesso
costituiscono la "matrice del dolore" di cui fanno parte
due grandi gruppi neurologici, dedicati rispettivamente alla
rappresentazione degli aspetti sensoriali e di quelli emotivi del
dolore.
Le
strutture più legate agli aspetti sensoriali includono
la corteccia somatosensoriale e l’insula
posteriore. Il "nodo" emotivo della matrice del dolore
include la circonvoluzione del cingolo (con
interessamento del sistema limbico) e l’insula
anteriore. Le lesioni in queste due aree, infatti, provocano una
specifica riduzione della risposta emotiva al dolore, che in alcuni
casi porta alla cosiddetta "asimbolia per il dolore", nella
quale il soggetto percepisce lo stimolo doloroso senza manifestare
reazioni psicologiche appropriate.
Fernanda
Annesi - Biologo CNR
Giorgio
Marchese - Medico
Psicoterapeuta, Vicedirettore
e Docente di Fisiologia Psicologia c/o la Scuola di Specializzazione
in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico - SFPID (Bari - Rimini -Roma)
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