News neuroscienze P.N.E.I.
Stato di veglia e stato di sonno sono in continua relazione tra loro, a tal punto che alcuni neuroni, quando si è svegli, si "spengono" per un tempo limitatissimo, come succede quando si dorme. È così che il cervello si difende dalla stanchezza. A dimostrarlo, uno studio dell’università del Winsconsin, pubblicato su Nature e guidato da due ricercatori italiani: Chiara Cirelli e Giulio Tononi.
Dal risultato di questi studi, ricaviamo che l’organizzazione funzionale del sistema nervoso segue regole improntate ad un regime di "sana" economia. Infatti, maggiore è la richiesta di attivazione (in termini di intensità e qualità), maggiore è l’usura neuronale, per via dell’utilizzo di canali recettoriali specifici (come, ad esempio, L’N-MDA) che agiscono come overboost (incrementatori di potenza) temporanei. Talicellule nervose, allocate prevalentemente nell’ippocampo (coinvolto nella gestione delle emozioni), funzionano in maniera direttamente proporzionale al piacere motivazionale.
Le pause dei neuroni cominciano ancora prima di sentirsi assonnati, e durano dai 50 ai 100 millisecondi. I risultati, osservati su un gruppo di topi, corrisponderebbero anche negli uomini. Si spiegherebbe così il motivo per cui, quando si è stanchi, si tende a commettere più errori: "Può darsi, infatti, che quel singolo neurone sia fondamentale per l’attività che stiamo svolgendo. La sua assenza finisce così col causare una défaillance", illustra Tononi.
Nel complesso, i primi neuroni ad addormentarsi potrebbero essere quelli più sfruttati durante il giorno. Il fenomeno, poi, mostra una correlazione tra veglia e sonno anche al contrario: dopo aver dormito per un numero soddisfacente di ore, infatti, le cellule iniziano poco per volta a mostrare i segni tipici di quando si è svegli.
Fonti
Giorgio Marchese - Medico Psicoterapeuta - docente di Psicologia fisiologica c/o la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico (SFPID) - ROMA
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