Pensieri
degli anni difficili
Ho
imparato a contare fino a dieci. Una grande conquista, senza nulla
dover reprimere.
Un
mese di sorprese e novità, incontri, osservazioni e di grandi
riflessioni.
Speriamo
non sia tutto un bluf!
Rammarico
quando mi accorgo che la scelta non è quella giusta, quando
con un po’ di rimpianto mi accorgo di aver sciupato l’istante
e cerco di recuperare.
Profumi,
da ogni parte, intensi si materializzano nei pensieri e richiamano
ricordi.
Quello
che facevano i nostri genitori. Il ciclo della vita che inesorabile
si ripete senza nessuna noia anche se in ripetizione.
All’improvviso
si accendono tutte le ansie, velocemente si trasformano in
stanchezza, è arrivato il momento di guardare la verità.
Parlo
sperando di mostrare soprattutto la chiarezza, in sincerità ma
senza grosse pretese e dopo aver affannosamente spiegato la verità,
la mia di verità, mi scontro inevitabilmente con un altro
punto di vista.
Non
perdo l’equilibrio questa volta. Ho nutrito la mia mente e la
mia anima di luce intensa, calore che non brucia, colori smaglianti e
profumi delicati e che non si dimenticano. Richiamano al contrario.
Intono
un canto dolce e debolmente ritmato. Come piace a me, senza doverlo
incastrare nelle righe di un pentagramma obbligato.
Sorrido,
è radicato in me e difficilmente si cambierà.
Strana
sensazione in questo ultimo giorno di fine vacanze. Alla mente acqua
fresca e lunghe passeggiate, sorrisi teneri, sguardi di intesa.
Quelli che legano … Come un tempo.
E
i sogni? Tanti, infiniti, ricchi.
Non
avevo pensato alla fantasia. La scienza della vita, che accompagna il
mio percorso ormai da decenni, fa il suo lavoro: l’intuito
nell’aggiungere quel famoso tassello, la creatività
figlia della trasformazione.
Scrivo.
Tutto sul quaderno dei pensieri. Ormai ne sono piena, saranno
centinaia le parole sulla carta. Tutte aspettano attenzione, come
fossero in sospeso.
Qualcosa
è rimasto chiuso nel conflitto del dolore. Non sarà
ancora tempo oppure non ce n’è stato il tempo?
Quello
che non è.
Quello
che non sono.
Quello
che non avviene.
Quello
che non succederà mai.
Mi
raffreddo all’istante e mi pervade un brivido di tristezza e di
malinconia.
Due
gocce d’acqua perfettamente identiche nella forma e nella
trasparenza, ma ognuna porta un carico diverso, una quantità
assai dissimile anche se nella stessa dimensione. L’una pronta
a scoppiare, l’altra ha ancora tanto spazio.
Un
soffio di aria fresca.
Strana
questa estate, sembra mai essere cominciata e mai avere fine. Anche
nei colori dei paesaggi e nei profumi del verde degli alberi più
alti.
Avrò
dimenticato?
La
paura di aver dimenticato o forse la perfetta compenetrazione.
Concetti molto difficili da scorporare. Li lascio insieme.
E
… vado avanti.
Fernanda
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