“Prima
di percorrere la mia strada, io, ero la mia strada” (A.
Porchia). Cari Lettori, 74 anni fa, si concludeva una delle peggiori guerre "dichiarate", lasciando spazio a tanta voglia di ricostruzione. A parte il fatto che, da allora, si è dato il via alla scoppio di tanti altri conflitti "non dichiarati" ma, ugualmente brutali e dissimilmente ignorati, proviamo a domandarci se, a distanza di tanto tempo possiamo trovare giustificato il sacrificio di milioni di giovani vite, per la riconquista della condizione di Esseri Liberi. E allora, Cari Lettori, di cosa stiamo, letteralmente, parlando? Cos’è la libertà guardandola con gli occhi di oggi? Chi può
definirsi, veramente, libero? Intorno a noi, le strade dove i
ragazzi stazionano perché non sanno cosa fare, dove il tempo è
una comoda convenzione, una tabella di marcia da espletare, in cui
ogni suo surplus è da riempire in qualche modo. “L'uomo
moderno crede di perdere qualcosa - il tempo - quando non fa le cose
in fretta; eppure non sa che cosa fare del tempo che guadagna, tranne
che ammazzarlo” (Erich Fromm) Il vicolo cieco diventa il
prosieguo per dare un contenuto al proprio essere, dove c’è
la scoperta del contesto di forza, dove il legame cresce e si
rafforza nella trasgressione. Sforziamoci di osservare meglio: probabilmente vedremo gli “adulti” affannati nella
ricerca di mete da afferrare, oppressi dai rimpianti che premono alle
porte e dai rimorsi che si cerca di silenziare con la ricerca di un
benessere effimero... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.
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…Restano, alla fine, i segni della sconfitta di un
ruolo, di una professione, di un lavoro che, tra l’altro, non
ci sono più. A queste condizioni, la dignità subisce la
resa definitiva. "Chi scalza il muro, quello gli cade
addosso" (Leonardo da Vinci). Dove comincia il tuo
diritto e comincia il mio bisogno di “aria pulita”? Come
giudicare, a questo punto, tutti quelli che… solcano
il mare alla ricerca di uno spiraglio di speranza, i giovani e i meno
giovani nelle piazze, con le loro grida di gioia e le urla di dolore?
Che pensare dei morti inconsapevoli ed ai feriti innocenti che ci
hanno lasciato per le varie “Ragion di Stato"?
“Diranno
che sei su una strada sbagliata, se sei sulla tua strada”
(A. Porchia)
Se
la libertà è quella
condizione di fare ciò che piace e che fa star bene, ai
giusti e agli ingiusti, noi vorremmo domandare dove possa mai stare
la possibilità di non condividere né accettare deleghe
in bianco, di dissentire, di provare ad essere diversi e autentici,
nella più completa “normalità”.
“…libertà
va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei
vita rifiuta”.
Le parole sono quelle che Virgilio, parlando di Dante, indirizza a
Catone (detto “il censore”, uomo politico e scrittore,
all’epoca degli antichi Romani), il quale essendo pagano e suicida,
avrebbe dovuto essere collocato fra i grandi spiriti del Limbo nel I
cerchio o fra i suicidi nel VII cerchio dell’Inferno, e,
invece, lo troviamo come custode del Purgatorio. Questa scelta di
Dante (nella sua Divina Commedia), apparentemente strana, può
essere spiegata studiando la vita e il pensiero di quest’uomo che
scelse
il suicidio piuttosto che rinunciare alla libertà politica che
ormai Cesare aveva tolto a
chi, come lui, era un pompeiano. Ed è proprio “Libertà”
la parola che ci aiuta a capire perché Catone si trova nel
Purgatorio: egli è morto per non accettare una condizione di
schiavitù morale e, quindi, quello è il posto giusto,
in quanto simbolo della libertà dal peccato che le anime dei
pentiti cercano.
Ultimamente,
ovunque sia concesso posare lo sguardo c’è qualcosa
che sta fuori posto o che manca all’appello. E’ una
sensazione strana, che rasenta il malessere; qualcosa di indefinito
che scava in profondità, che non fa stare bene.
La
percezione di una sorta di delirio di onnipotenza tutto proteso ad
azzerare qualsiasi altra forma differente di stile di vita, di
diverso modo di pensare, di alternativa manutenzione della propria
dignità e coscienza. Viviamo in un paese dove le storture più
eclatanti sono all’ordine del giorno: lavoratori morti in
sequenza, ingiustizia penale e civile senza precedenti; bambini
separati dai compagni e dal filo spinato dei diritti inalienabili
degli innocenti...
In
questa mediocre riunione di filosofie e politiche di accatto, di
incantatori di serpenti di ieri e di oggi, di illusionisti e
venditori di prospettive salvifiche, non solo sta facendo strada il
colpo di taglio (quello che rompe ogni tipo di legame e di
prospettive) ma, anche, l’ipocrisia di ognuno e di ciascuno.
C’è
un feroce dispendio di aggettivi e parole sacre sul rispetto degli
altri, ma quegli altri debbono risultare subalterni, prostrati,
supini. Se questa è la maniera di intendere la relazione, il
rispetto, la contrapposizione e la positiva conflittualità
politica, allora va da sé che perfino il valore della vita
umana valga quanto il peggiore dei pensieri.
“Mio
Dio, non ho quasi mai creduto in te, ma ti ho sempre amato” (A.
Porchia).
Cari
lettori, oggi lo scenario investe una libertà che non è
quella invocata ieri, perché coinvolge confini, terre, mondi,
uomini e politiche diverse che divengono vere e proprie sottrazioni
globali. In questo presente, ciò che più colpisce è
il significato che si evince da parole come solidarietà,
giustizia e diritto, che diventano echi di un Vangelo
lontano, stili di vita che avrebbero dovuto costituire una diga
insormontabile per qualunque spinta all’uso della violenza.
“È
grave essere diversi? È
grave sforzarsi di essere uguali e conformati!”
Nessuno
ci ha mai spiegato che, in verità, il dolore sta in alto e non
in basso. Ecco perché tutti vogliamo inerpicarci sulla scala
del Successo. Qualcuno cantava che è meglio fingersi acrobati,
piuttosto che sentirsi dei nani…
Insomma,
cosa vogliamo, veramente, per dare, liberamente, uno scopo al nostro
tempo terreno?
Cari
lettori, la verità, probabilmente è che siamo delle
marionette nelle mani dell’Infinito. Che, forse, sono le nostre
mani…
Anche
se ci sono cose che non
vorremmo più imparare perché sappiamo che ci
faranno soffrire, anche se esiste la tentazione di abbassare la
nostra luce interiore perché siamo abbagliati da troppe verità
per le quali non siamo pronti… non possiamo nasconderci il fatto
che, ognuno, vive con la segreta speranza di arrivare a
diventare un bel ricordo nella mente di chi gli sopravvivrà.
Quindi,
se siete troppo stanchi per continuare, perché la libertà
ha preteso un prezzo troppo alto (e, alla fine, vi siete ritrovati
con delle ali di cera) fate molta attenzione nel chiudere la finestra
dove si affacciano i vostri occhi: lo spegnersi di un’anima, infatti,
è lieve, moto lieve. Quasi un silenzio.
“Mi
piace camminare da solo per i viottoli di campagna, fra piante di
riso ed erbe selvatiche, poggiando un piede dopo l’altro con
attenzione, consapevole di camminare su questa meravigliosa terra. In
quei momenti, l’esistenza è qualcosa di prodigioso e
misterioso. Di solito si pensa che sia un miracolo camminare
sull’acqua o nell’aria. Io credo invece che il
vero miracolo sia poter camminare sulla terra”. (Il miracolo
della presenza mentale di Thich Nhat Han)
Se
giri in tondo fissandoti la coda, sarà del tutto inutile che
qualcuno provi ad offrirti nuovi Orizzonti. (Maria L. Spaziani)
Vincenzo
Androus - Counselor,
Tutor Comunità "Casa del Giovane" Pavia
Giorgio
Marchese (Medico
Psicoterapeuta) - Direttore "La Strad@"
Cari
Lettori, questo lavoro prende spunto da un articolo scritto (sempre
con l’amico Vincenzo) nel lontano 23 aprile del 2015, arricchito da
valutazioni e considerazioni relative tutto ciò che prova a
limitare la nostra libertà
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