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Neurorigenerazione...
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

12 dicembre 2015



Come si collega, alla qualità della vita?


Counseling, per una vita migliore. 

Fino a qualche anno fa pareva quasi un assioma inderogabile. Le cellule cerebrali non sono in grado di rigenerarsi, e nel tempo sono destinate inevitabilmente a calare di numero. Oggi sono in molti a pensarla diversamente, dal momento che, laboratoristicamente, si è dimostrato il contrario. Dal 2009, ad esempio (anche grazie alla sperimentazione condotta su taxisti londinesi, "costretti" ad inventarsi nuovi percorsi stradali) si è capito che, nell’area dell’ippocampo (che è coinvolto nelle risposte emotive e nel meccanismo dell’apprendimento), nascono, ogni giorno, migliaia di nuovi neuroni che restano in attività in maniera direttamente proporzionale all’interesse mostrato nello svolgimento dei compiti quotidiani.

Il Direttore della divisione di Neuroscienze dell’Ospedale San Raffaele di Milano, Gianvito Martino, ha scritto, da poco un suo libro ("Il cervello gioca in difesa") per approfondire questo argomento.

Come specificato sopra, la neurogenesi sarebbe attiva anche nell’adulto, con circa 50.000 neuroni che ogni giorno si aggiungono a quelli disponibili nel cervello.

Queste importanti scoperte sulla neurogenesi, realizzate tutte negli ultimi anni, danno ragione delle capacità di autorigenerazione cerebrale, un settore affascinante e ricco di promesse per la scienza. La capacità di riadattamento dei neuroni, infatti, potrebbe rappresentare una chiave su cui agire per trattare eventuali danni in un’area cerebrale ad esempio in seguito ad un ictus, sfruttando le capacità di autoriparazione neuronale. Proprio l’ictus, e l’emiparesi che si può manifestare, sono un esempio di questo nuovo approccio.

"Prima si riabilitavano passivamente il braccio o la mano colpiti" - sottolinea Martino - "Ora si prova ad immobilizzare l’arto sano per muovere solo quello danneggiato e indurre, di conseguenza, la riorganizzazione del circuito cerebrale".

Però, tutto questo, ha poco senso se non si coltivano interessi, per garantirsi una vita ed una vecchiaia di ottima qualità.

"Sono certo che parte della longevità sia legata alla consapevolezza che non bisogna smettere di essere curiosi e dedicarsi alle passioni intellettuali". È quanto scrive l’oncologo Umberto Veronesi nel suo ultimo libro (del 2012), Longevità.

Veronesi concorda sul fatto che la vita si sia allungata molto nell’ultimo secolo (Nel 1921 gli ultracentenari in Italia erano 49, nel 2004 erano 7700), ma non sono abbastanza chiare le motivazioni effettive.

"Applicare alla salute della mente, le regole motivazionali"

Sostanzialmente, un invito a non perdere gli interessi culturali man mano che l’età avanza: questo, costituirebbe la chiave di accesso ad un’anzianità serena e duratura.

Come specificato in "Longevità", una prova arriva dall’arcipelago giapponese di Okinawa, l’area geografica più longeva del mondo, con i centenari che rappresentano il 20% della popolazione. Un traguardo, questo, raggiunto seguendo un’alimentazione povera di calorie e ricca di aminoacidi, vitamine, e sali minerali.

Soprattutto, però, a favorire la longevità è il senso di appartenenza che si respira nella popolazione: così, gli ultranovantenni si sentono ancora importanti e necessari per la famiglia e la società e, di conseguenza, mantengono la voglia di vivere, divertirsi e lavorare.

 

Come sostiene l’illustre scienziato, per vivere ed invecchiare bene, non vale solo la regola del buono stato di salute fisico, ma conta la predisposizione mentale a quanto si affronta, ogni giorno.

Gli stimoli, e il modo di reagire ad essi, sono fondamentali

L’amore verso le persone, gli animali e le cose, favoriscono reazioni positive a qualsiasi frustrazione. "Per questo, ciascuno di noi, può stabilire paradossalmente, quando morire... perché, nel momento stesso in cui si rinuncia ad invecchiare consapevolmente, si rinuncia inevitabilmente a se stessi". L’obiettivo, quindi, è quello di valorizzare il contatto (e il dialogo) con se stessi, a qualsiasi età, soprattutto quella in cui si è maggiormente vulnerabili.

In conclusione...

"Credo di essere innamorato della curiosità in se stessa. Non mi accontento mai, la mia mente non è mai ferma. Amo il fatto di essere nato curioso e sono convinto che a tutti sia stato dato il medesimo dono, che poi è il senso dell’essere longevi. Più anni abbiamo a disposizione più possiamo imparare e conoscere" (Umberto Veronesi)

 

G. M. - Medico Psicoterapeuta, Counselor - Presidente Neverland (Scarl - No Profit - ONLUS) - 10 settembre 2013

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