News Neuroscienze - P.N.E.I.
La paura è una reazione che aiuta gli organismi a riconoscere, memorizzare e predire il pericolo, quindi promuove la sopravvivenza. L’esposizione allo stress può contribuire ai cambiamenti morfologici che determinano il rimodellamento neuronale che, a sua volta, può modificare la capacità delle connessioni sinaptiche e condurre alla generazione dell’ansia e della paura.
Alcune proteasi sono posizionate in maniera strategica all’interfaccia neuroni-matrice extracellulare, partecipano al rimodellamento di cui sopra si è parlato e quindi facilitano la generazione della paura e dell’ansia. Una di queste è la neuropsina, proteasi posizionata in questo modo, a facilitare, quindi, la plasticità indotta dallo stress dovuta alla sua alta espressione nell’amigdala e nell’ippocampo.
Il lavoro pubblicato in questi ultimissimi giorni su Nature, (Neuropsin cleaves EphB2 in the amygdala to control anxiety. Benjamin K. Attwood, Julie-Myrtille Bourgognon,et al. Nature. Published online 20 April 2011) caratterizza una delle vie biochimiche collegate allo stress. Utilizzando un modello animale si è dimostrato che, in risposta allo stress, l’amigdala determina una over-espressione di neuropsina, la quale, interagendo con alcuni recettori determina, a sua volta, l’attivazione di una via che prevede l’espressione di alcuni geni che codificano per proteine coinvolte nella modulazione dei comportamenti associati all’ansietà, responsabili della risposta allo stress a livello cellulare. Bloccando farmacologicamente o attraverso la terapia genica l’espressione della neuropsina nei topi veniva modulato lo sviluppo dei comportamenti ansiosi.
La caratterizzazione di questa nuova via biochimica apre nuove possibilità per il trattamento dei disturbi associati allo stress. Inoltre quello che emerge è il legame sempre più diretto fra i segnali ambientali, l’attivazione delle vie biologiche e i programmi genetici deputati.
Ferdinanda Annesi Biologo C.N.R.
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