In
un paese che forse non è più paese ma un territorio di
scorribande pseudo-intellettuali, di nostalgiche intenzioni, ecco
spuntare dalle sterpaglie grammaticali la nuova ricreazione. Ce n’era
davvero bisogno. In Rai il Saviano
nazionale tiene una lezione agli studenti, una lezione, badate bene,
non una testimonianza, una lezione, il che farebbe pensare a un
incontro a tutto tondo, dove la tesi, sta seduta educatamente a
fianco della eventuale antitesi, per approdare a una sintesi vestita
di reciprocità e comunione di intenti, non certamente al
solito sermone a senso unico, restando poi in silenzio per copione e
non per propria volontà.
Indipendentemente
dalla tesi che l’interlocutore vuole portare avanti, sarebbe
bene, di fronte agli adolescenti soprattutto, tenere un registro di
equità ed equilibrio, non solamente con sfoggio di aggettivi
ricercati, congiuntivi corretti e superlativi assoluti tutti da
verificare, nell’intento di sostenere uno slogan a favore delle
canne statuali.
Di
quanto detto e sostenuto dallo scrittore non sono d’accordo su
niente, il mio consiglio è di andare a leggersi qualche studio
scientifico e ricerca autorevole per capire che non esistono le
droghe, esiste la droga ed è tutta merda, fa tutta male,
soprattutto ai più giovani, di ricreativo c’è
soltanto il pour parler da bar sport.
Che
le mafie vengano sconfitte nel loro commercio di sostanze
liberalizzando-legalizzando l’erba è pura presa per i
fondelli: infatti, i capitolati più pesanti provengono da
altre fonti e sostanze stupefacenti.
Che la roba di stato favorirebbe legalità è
un’altra fandonia, perché i minori che resteranno
esclusi dallo spaccio legalizzato, andranno a impattare con le
regalie mafiose che pur di non perdere consensi e ricavandi,
offriranno ai meno protetti tutto e di più a pochi danari.
L’erba
di stato più conveniente? Altra balla grande come una casa,
oltre al fatto che il principio attivo sarebbe assai diverso da
quello che i consumatori abitualmente fanno uso. C’è
sempre qualcuno che della banalità fa ragione, come quella di
affermare che siamo un paese abituato alle concessioni, alle
spericolate arrampicate sui mali minori, in fin dei conti perché
scandalizzarsi per uno spinello fumato in ufficio, in strada, a
scuola, quando abbiamo uno staterello che fa l’oste e il
biscazziere senza tanti complimenti, e tanto altro ancora?
La
risposta è semplice, proprio perché abbiamo questo
status quo, non mi pare il caso di aggiungere altre inutili
porcherie. Sull’imparzialità del servizio pubblico cui
il Saviano ha prestato il fianco non mi pronuncio, mi permetto di
dire che il rispetto per le persone, per le più giovani
soprattutto, per quelle che ancora non sanno cos’è il
dirupo e l’inferno in terra, non si insegna da una cattedra
improvvisata, per quanto bravo il docente di cui sopra a raccontare,
ma soltanto attraverso il passo fermo e mai claudicante dell’esempio,
di chi autorevole è per la fatica e il sacrificio profusi per
aiutare e sostenere chi per rialzarsi ha impiegato tre vite.
Raccontare
il male non per copia-incolla ma per il dramma del dolore eretto a
domicilio. A me, Saviano, ha dato l’impressione di indurre i
più giovani a trovare modi
“creativi” per differenziare la ricreazione,
sull’intuizione necessaria a evitare la caduta rovinosa e
ri-prendere in mano la propria vita ne parliamo come sempre un’altra
volta.
Vincenzo
Andraous - Counselor,
Tutor Comunità "Casa del Giovane" Pavia
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