L’espressione non tradisce!
di Fernanda Annesi  ( fernanda_65@yahoo.it )

4 marzo 2017






Quanto tempo si passa ad osservare?


Pensieri degli anni difficili

Quanto tempo si passa ad osservare? Semplicemente guardare qualcosa o qualcuno non può essere uguale a scrutare all’interno delle pieghe o degli angoli nascosti che sfuggono al "controllo".

Entriamo all’interno di una caverna di pietra sistemata dalla mano esperta dell’uomo. La musica di sottofondo è coperta dalle voci della folla che sovrasta. È come entrare in un posto che accoglie da tempo immemorabile, come se fosse sempre stato lì. A fatica riesco a ricordare com’era prima, in quell’altra fase della vita che non voglio dimenticare. Eppure era lì che vivevo le mie giornate!

Mi fermo un istante, pur avanzando con il corpo. Ritornano a me i tardi pomeriggi dell’estate che avanza, gli alberi ricchi, carichi di rami e foglie verdi ricoprono la piazza, quasi tutta. Una scalinata al centro sistemata ai piedi di un rigido edificio; ragazzi un po’ dappertutto, i primi sguardi, le prime occhiate a catturare. Una panchina troppo stretta per tutti noi...

L’estate di città era la più bella vacanza che ci si poteva regalare, quasi a dispiacere si incontrava il ritorno a fine mese.

Ritorno alla realtà del tempo di oggi. Troviamo un posto di sotto un piccolo faretto di luce gialla, che crea un’atmosfera delicata. Dà una mano a parlare di sé.

Ancora una volta una serata fra di noi, non ci si vede da un po’. Ognuno racconta l’ultima cosa bella e l’altra, quella che ha fatto male. E poi il progetto, che bisogna sempre portare, coltivare e arricchire perchè offre la spinta vitale al naturale fluire degli eventi.

I miei occhi si spostano, ma solo di poco e trovano un viso familiare. Sono contenta di rivedere e riabbracciare; con naturalezza e senza imbarazzi mi sollevo incontrando. Quattro chiacchiere affettuose e parole di promesse che, sono quasi convinta, saranno mancate.

Una bevanda spumeggiante suggella l’incontro. Ci si guarda profondamente negli occhi, è sempre un momento emozionante.

Non è facile riconoscere fra le righe del viso l’espressione quella vera. Quella che è in collegamento diretto col pensiero intrecciato all’interno del sentimento più vero. Il sentimento puro che non si combatte, ma si accoglie a braccia aperte e senza le domande.

Alcune cose nascono all’improvviso, si accendono come un fulmine a ciel sereno, illuminando all’istante e anche se restano in disparte per un po’ di tempo, è solo per meglio "impregnarsi", "assaporarsi", per essere meglio poi gustate.

Un sorriso sottile compare sul suo viso accompagnato da una leggera distensione dei tratti, che stampano in lui un’immagine rasserenante, forse sollevandolo da tutti quei pensieri che lo hanno ingenuamente trascinato in questi ultimi anni.

Non riesce a trattenere, a sostenere, e parte allora il sorriso suo più bello, quello che ci lega, che veste la complicità che esiste fra di noi.

Un po’ di nostalgia.

Non so quanto giusto sia mostrarsi liberamente per quello che si è, trasmettere senza imbarazzi i pensieri più nascosti, anche quando appartengono ai desideri più naturali.

Scorgo nello sguardo una luce che si illumina e, immediatamente, si spegne lasciando sul viso un’espressione che tradisce, che parla senza lasciare troppi dubbi. È tenera e mi riempie di calore. Sono sempre più affascinata da quello che non si riesce a controllare, che rivela la parte più vera, quella che non sempre si vuole mostrare agli altri. Non con troppa facilità.

Il sorriso trascina tutto il resto del suo corpo, guida i gesti ed i movimenti e, fra le note che ormai raggiungono toni troppo elevati per poter permettere, ci ritroviamo occhi dentro gli occhi. Senza parlare ci chiediamo tanto, e con sorpresa, troviamo le risposte alle domande più nascoste.

Di sfuggita mi ritrovo davanti allo specchio della mia espressione e quasi non la riconosco. Uscire fuori da se stessi e guardarsi dall’esterno, potrebbe essere un modo per comunicare con la parte più profonda, a cercare sintonia.

Pur amando la pioggia, riconosco che il sole aiuta alcune situazioni.

Gli occhi. Forse un po’ stanchi, esprimono la fatica della giornata appena trascorsa. Vorrei si sentisse l’accoglienza, la comprensione, vorrei spalancare le mie braccia senza aggiungere le parole.

Mi ritrovo nel buio della notte, fra un girotondo di stelle, un cielo nitido, limpido. In giro, alla ricerca.

 

Fernanda (3 Maggio 2010)

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