“È
una nostalgia cattiva quella per vite che non hai vissuto. È
colpa dei sogni che s’infrangono. Dove? Quando? Perché?
… questi sono i sogni più insidiosi. Qualcuno, più
fortunato o anche solo meno pigro, dipende, l’insegue, oppure
se li lascia alle spalle. Inseguire i sogni è rischioso, e poi
più che correre occorre sudare. Non sempre ne vale la pena…
più sensato è capire che di sogni si tratta, appunto,
e prendere le giuste precauzioni, ossia dedicarsi ad altro. Ma anche
per questo occorre fatica. Il sogno è come un cespuglio, ci si
può nascondere dietro e dormire…Altri meno fortunati, o
forse solo più pigri, questi sogni li inseguono fino a
schiantarsi… altre persone più banalmente sono state
meno abili a riconoscere che i loro sogni, quello filosofici ad
esempio, erano appunto sogni, da cui era meglio sterzare al più
presto. Ma imparare a riconoscere i sogni, e svegliarsi al mattino e
lasciarli colare con l’acqua della doccia non è un dono
del cielo… c’è un punto, nella vita, in cui
s’infrangono i sogni? O di colpo si avverano? Un punto preciso,
circoscrivibile, un momento in cui questo succede e che possiamo
raccontare? Esiste o no qualcosa, una situazione, un episodio, per
cui di colpo ci rendiamo conto di non essere all’altezza delle
nostre aspettative? O in cui ci accorgiamo che la è la vita
che ci sta intorno a non essere all’altezza delle nostre
aspettative? E se si , quando? Come? È questo che mi
piacerebbe scoprire…forse la verità è che i
sogni non s’infrangono, si sgretolano, e il più delle
volte per distrazione, perché per qualche ragione ci si
dimentica proprio di averli dei sogni. Allo stesso modo non c’è
un momento in cui i sogni si avverano. Semplicemente si costruiscono,
e col tempo ci si accorge che non sono affatto sogni, sono progetti
concreti, tutto qui…” ( Maria Perosino, Le scelte che
non hai fatto)
Perché
quando s’imbocca una strada sbagliata per seguire le proprie
passioni è così difficile cambiarla e trovare un
percorso alternativo? Perché a volte ci si ostina a
percorrerla con le stesse modalità nonostante le ripetute
cadute e le numerose interruzioni? Perché invertire la rotta,
se non si possiede la saggezza di farlo al momento giusto, può
diventare estremamente complesso e doloroso? Mi piacerebbe
comprendere come si fa e se è possibile farlo, senza guardare
al passato con rimpianto, senza lasciare indietro pezzi del proprio
sé, senza rinnegare nulla. Risale dal profondo dello stomaco
un fastidioso rancore che non smette di pulsare in tutto il corpo
perché non trova le risposte che vorrebbe sentire. Cosa mi ha
annebbiato la mente al punto da non vedere che stavo camminando
contromano rispetto a quello che sarebbe stato il percorso più
naturale? Inevitabile lo schianto… e che fine far fare a tutti
i brandelli sparsi? Non si possono buttar via, perché troppo
radicati nell’identità, ma non si possono nemmeno
incollare e rattoppare come se niente fosse e poi pensare di
ripartire senza intoppi. È colpa della presunzione? Presumere
di poter fare qualcosa per cui non si possiedono le doti necessarie,
per cui non si possiede il carattere. O è colpa della
pigrizia? Pigrizia per impegnasi senza riserve, pigrizia per
cambiare. Entrambe le cose impongono lavoro e fatica, e prima ancora
richiedono di essere realistici e di avere le idee chiare. Una volta
che tutto è andato in frantumi, cambiare si può?
“difficile
voler stare e voler cadere”… in bilico fra
il bisogno di restare aggrappati a ciò che si è (o che
si credeva di essere) e l’esigenza di liberarsi da ciò
che non va. Liberarsi di se stessi , forse? E se una volta liberati
dai pesi non rimanesse più nulla? Una sensazione di fragilità
e instabilità torna a farsi sentire con forza. Eppure dei
passi in avanti sono stati fatti, o no? Ma forse non mi era ben
chiaro in quale direzione. Mi sembra di rigirare continuamente sui
miei passi , senza muovermi davvero, senza andare da nessuna parte.
Ma che cosa avrei potuto e saputo fare di meglio? Sembrava non mi
interessasse altro nella vita. E spaventata come ero di mettermi alla
prova, di sperimentare e di muovere anche solo un passo che uscisse
fuori dal ristretto perimetro delle cose a me note, non sono riuscita
a fare nulla di diverso. È necessario capire quando non ne
vale la pena, quando è meglio che una passione resti tale,
magari continuando a coltivarla nel tempo libero, ricavando degli
spazi da dedicargli tra gli impegni della vita vera. Forse questo
servirebbe a preservare se stessi dalla delusione, e a conservare i
sogni. Non mi riferisco a sogni vani e aleatori, ma a quelle
aspirazioni di cui non ho saputo prendermi cura affinchè si
trasformassero in obiettivi concreti, ai progetti non realizzati che
ci si sgretolano addosso finendo per schiacciarci.
Ma
dov’ero?
Cosa
stavo facendo quando le cose hanno iniziato lentamente a precipitare?
Prima o poi la resa dei conti arriva, e più passa il tempo più
diminuiscono le scelte possibili. Se non si compie il “grande
salto” , senza più guardare indietro, si rischia di
perdersi e di spegnersi piano piano.
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